di Nili Santoro
Siamo famiglie unite dal desiderio di tenere insieme alcuni principi fondamentali, nella crescita dei figli, che fino a 70 anni fa erano condivisi dalla maggior parte delle persone. Questi principi appartengono tutti alla sfera del buon senso comune, oggi via di estinzione: l’educazione al vero, al giusto, al bene e al bello; la crescita secondo ragione retta e coscienza desta, che propizi la libertà di pensiero; la cultura secondo realtà e verità e non secondo ideologia, per un principio normativo del reale.
In questo senso la famiglia non può che essere protagonista assoluta dell’educazione e l’insegnante non può che rappresentare un autorevole e affidabile riferimento cui tutti, secondo appunto buon senso, ci si appoggi con fiducia e rispetto. Ma non basta. Occorre uno slancio affettivo da parte di tutti, vocazionale, direi, su cui poggiare i rapporti.
Nella società del tecnicismo radicale e nella scuola – come stretta conseguenza – questo è venuto a mancare. Per chi non è nuovo a questi argomenti si tratta di Rivoluzione. Un processo di antiche origini che nella storia dell’uomo ha corroso inizialmente i cardini della chiesa con il luteranesimo, dello stato in una seconda fase con la Rivoluzione francese, per arrivare alla famiglia nel ’68 e attaccando, oggi, la vita e l’individuo con il genderismo e l’eutanasia e molto altro.
L’avversario ha operato pedestremente nella storia per minare una sola cosa con tutte le altre: l’autorità.
Noi abbiamo scelto l’educazione parentale perché oggi questo sembra essere l’unico modo per assicurare ai giovani una crescita valoriale, in un’apertura di pensiero che superi il materialismo della nostra epoca e perché tutto ciò avvenga nel gruppo dei pari, luogo del confronto e della maturazione, al riparo dai conformismi ideologici e consumistici di questo tempo.
Per questi motivi non sarà difficile capire che, come famiglie cattoliche, non apparteniamo affatto a quella schiera di
homeschooler che contestano alla scuola qualunque tipo di autorità, di
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Noi crediamo nella scuola e la amiamo nella sua concezione più alta e più nobile. Crediamo nell’autorità dell’insegnante, quando questa lavora in conformità con i valori fondanti della civiltà cristiana orientati al riconoscimento della verità, alla legge naturale e ai principi evangelici. Questa bella immagine non è solo un idealismo. Una scuola così può ancora nascere e crescere quando sono le famiglie veramente cristiane, come corpo intermedio, a promuoverla.
Se i fatti di cronaca continuano incessantemente a sfornare notizie di insegnati aggrediti verbalmente e fisicamente dai genitori non ci si può che riagganciare alle premesse storiche accennate sopra: l’unica autorità sono IO, tutto è lecito, tutto è diritto, tutto è capovolto.
Da questo quadro, dove a decostruire l’autorità di Dio, della figura paterna, degli insegnanti siamo noi che abbiamo abbracciato le leggi del mondo e della rivoluzione, i bambini ne escono a pezzi e senza armi per ricostruirsi. Uomini senza anima, pieni di sé, arroganti e violenti, pronti all’ira e facili alla menzogna, schiavi dei propri peggiori istinti.
Orchi che avranno in mano il mondo e i suoi figli.
Nelle nostre piccole aggregazioni parentali le regole auree, applicate non senza qualche piccola fatica, sono la preghiera, l’amore, l’obbedienza, la calma, la ricerca della vera felicità ma anche l’accettazione delle prime piccole sofferenze e difficoltà, in offerta e in unione con Nostro Signore.
A lode e gloria di Dio!