a cura di Ilaria Pisa
Fonte: Radio Spada
Monnicraft è il nome del progetto e del mestiere di Monica Gibertoni, bolognese classe ’90 che Spadafashion ha intervistato su qualche tema caro ai lettori di questa rubrica (tra cui mi pregio di annoverare Monica stessa). Qui potete trovare la sua pagina Facebook e qui il suo nuovo blog tutto da guardare.
- Nel 2018 sembra quasi anacronistico, ma il cucito non è appannaggio esclusivo delle sarte…o delle nonne. Secondo me si tratta di un grande valore aggiunto per una donna. Che cosa diresti a una ragazza di 18 anni per motivarla a imparare a cucire, o a lavorare a maglia o all’uncinetto?
E’ verissimo, io penso che l’arte del cucito sia parte integrante del proprio ruolo femminile. Oltre alla comodità di sopperire ai rammendi e alle riparazioni degli indumenti della propria famiglia (e quindi contribuire positivamente al bilancio famigliare contro la politica del consumismo), ritengo sia uno strumento per creare oggetti utili e belli.
Io, autodidatta, mi feci regalare la mia prima macchina da cucire proprio intorno ai 18 anni, spinta dalla mia creatività. A una diciottenne direi che, oltre a una conoscenza che le rimarrà utile per il resto della sua vita (come la cucina, il saper pulire, ecc…), se si applicasse con costanza otterrebbe dei risultati strepitosi, unendo l’utile al dilettevole. Quando crei e sai creare qualcosa che sei abituata ad acquistare, la soddisfazione è grande.
- Un tema sul quale hai già dovuto rispondere ad alcuni followers è quello del “costo” degli oggetti artigianali e dei capi realizzati su misura. Perché una persona dovrebbe essere invogliata a pagare di più, ad esempio una gonna, una blusa o un accessorio?
Questo è un tema molto importante nel mondo dell’”handmade”. Siamo così abituati a reperire grandi quantità di capi d’abbigliamento a basso costo, che il prezzo più elevato di abiti sartoriali ci pare ingiustificato. I motivi, a mio parere, che potrebbero convincere ad effettuare un acquisto artigianale sono vari: etica (i prodotti a basso costo sono intrinsecamente realizzati da paesi del terzo mondo, e in cui certamente il dipendente non riceve il giusto salario), qualità, durata (e quindi il costo più elevato in realtà risulta vantaggioso, se l’abito dura di più), originalità (la maggior parte degli abiti sartoriali sono modelli unici, spesso su misura). Vorrei farvi riflettere sul fatto che, in realtà, le persone spesso pagano di più per un capo… industriale: nel caso delle “marche” dell’alta moda. Non sarebbe meglio destinare il proprio budget per mantenere le tradizioni sartoriali, ed avere abiti particolari, duraturi, etici?
- Parliamo di moda. Che cosa ami vestire di solito? Modelli, materiali, colori… e qual è l’accessorio a cui non rinunceresti mai?
Da più di un anno, grazie al mio percorso di fede, ho eliminato totalmente i pantaloni dal mio armadio. Porto solitamente gonne a fantasia ampie e a vita alta, e semplici maglie o magliette a tinta unita sopra; nei periodi freddi giacca in pelle o blazer. Tendo a vestire colori scuri, anche se non disdegno le stampe floreali. Amo tantissimo gli anni ’50, e ho parecchi capi vintage che amo indossare, insieme ad accessori moderni per rivisitarli. Come materiali prediligo il cotone, o i tessuti morbidi sintetici per il periodo freddo. Non rinuncerei mai alla cintura in vita, che mi aiuta a sottolineare il punto vita o a staccare tra gonna e maglia.
- Se tua nipote, magari per emulare le compagne di scuola, ti chiedesse di accompagnarla ad acquistare vestiario francamente immodesto (shorts, gonne troppo corte, roba iper attillata), come reagiresti?
Penso che le ricorderei che l’andare dietro a mode sconvenienti degrada la sua femminilità, e, se il suo gesto vuole attirare la sfera maschile, di certo non troverebbe sguardi rispettosi. La accompagnerei a patto di dimostrarle di poterle trovare vestiti modesti che le donino molto più di quelli “alla moda”. E’ molto importante coltivare questo buon gusto per la modestia fin dalla gioventù, proprio nel periodo in cui si è più tentati di cedere alla seduzione della frivolezza.
- Hai una conoscente che proprio non vuol sapere di indossare una gonna. Come la convinceresti?
In realtà è già successo! Le ho dimostrato che non tutte le gonne sono uguali, e che basta trovare modello, tessuto, fantasia giuste per ogni gusto e fisico. La gonna è l’indumento femminile per eccellenza, dona eleganza con poco sforzo.
- Che cos’è per te l’eleganza?
L’eleganza per me è conformarsi nell’esteriorità al proprio stato sociale, configurandosi nell’ordine naturale delle cose e vestendosi con buon gusto. Anche le persone più umili, se vestite con semplicità e modestia, sono eleganti. L’eleganza è dignità.
Perché invidiamo tanto gli stili passati del vestire, perché ci sembrano senza tempo? Perché, a loro modo, esaltavano la figura maschile o femminile, pur mantenendo sobrietà e funzionalità; e questo è sempre vero.
- Finora abbiamo parlato solo al femminile, ma per concludere vorrei chiederti se per te esiste un dress code minimo anche per i maschietti.
Certo! Oggigiorno, conseguentemente alla perdita dei ruoli maschili e femminili, l’abbigliamento è sempre più “gender fluid”. Oltre alla mascolinità interiore, volta alla protezione e mantenimento della famiglia, occorre assolutamente recuperare quella esteriore. In generale, penso che ci si dovrebbe conformare al proprio stato sociale, età, ruolo famigliare e lavorativo. Ci sono troppi cinquantenni vestiti come adolescenti, l’apoteosi dell’ipocrisia moderna.
Ci sono persino mode assolutamente scomode, che quindi non rispettano neppure la fisiologia dell’uomo. Metteteli voi i pantaloni coi risvoltini in inverno, poi parliamo dei reumatismi. O provate a correre coi pantaloni a vita bassa.
Anche i vari momenti della settimana andrebbero scanditi secondo l’abbigliamento: la domenica, per dimostrare devozione al giorno del Signore, viene richiesta un’eleganza maggiore rispetto ai giorni feriali. Se da un certo punto di vista, l’etichetta nobiliare che imponeva abiti specifici per ogni evento della giornata ci può sembrare spropositato, la teoria sottostante è corretta. L’esteriorità deve essere conforme alla propria persona, al fine di essere uniformi e coerenti.
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