Ricevo continue richieste di chiarificazioni e approfondimenti storici, come anche teologici, politici. Ovviamente non posso rispondere a tutti e me ne dispiace. Non sono granché padrone del mio tempo. Ultimamente, più di una persona mi ha chiesto di indicare un pontefice di cui vale la pena approfondire la conoscenza, un grande pontefice insomma fra quelli del passato, meno conosciuti.
Ovviamente c’è solo l’imbarazzo della scelta… Ma stasera voglio consigliarne uno che, effettivamente, è noto solo agli esperti, mentre invece è un gigante, non tanto della Chiesa in sè, ma della nostra cultura e civiltà.
Gaudente e mondano da giovane (due figli illegittimi, tra l’altro), aderì allo scismatico concilio di Basilea negli anni Trenta-Quaranta del XV secolo, divenendo esponente di punta dell’eresia conciliarista (superiorità del concilio sul papa) e perfino segretario dell’antipapa Felice V. Quindi, da buon eretico e scismatico, pure gaudente, fu fermo ghibellino e per questo fu inviato in più missioni presso il Sacro Romano Impero per convincere l’Imperatore Federico III ad appoggiare l’antipapa conciliarista contro il papa Eugenio IV.
Grande scrittore, brillantissimo oratore, era la perla di tutto il mondo dell’umanesimo laico. Fu anche storico, etnografo, cosmografo, poeta, novelliere, ecc. Perfino archiettetto in qualche modo, in quanto ispiratore, una volta papa, di quel gioiello assoluto della nostra Italia che si chiama Pienza, dal suo nome, appunto.
Di tutta la sua magna opera, il capolavoro furono i suoi Commentarii, che scrisse lungo il corso della sua vita, quasi fino alla morte.
Insomma, l’incarnazione vivente dello spirito rivoluzionario di quei primi tempi della sovversione anticristiana. Uno dei primi intellettuali laici.
Ma, poi… qualcosa accade nella sua anima.
L’aver lasciato Basilea per la Germania gli fece comprendere in quale via cieca si era messo. I vescovi più estremisti spingevano il conciliabolo verso le soluzioni più radicali, al punto di arrivare a dichiarare che il concilio era la Chiesa stessa e poteva far dimettere qualsiasi papa, anche se non eretico, in qualsiasi momento, quasi fosse una sorta di AD di cui loro erano il CDA…
Egli, forse vedendo la maesta dell’Imperatore, la sua gloria, la fedeltà dei suoi uomini, comprese che a Basilea si era persa la fede e che solo nel papa risiede la plenitudo potestatis. Affermare il contrario, significava dissolvere la Chiesa stessa.
Mentre era con Federico, egli aderisce in pieno alla visione di Dante, ma con risvolti più favorevoli al ruolo della Chiesa. Anziché perorare la causa di Basilea, convince l’imperatore a tornare nell’armonia con Roma. Egli vedeva chiaramente che solo l’armonia di Chiesa e Impero poteva salvare la Cristianitità, dai suoi mali interni (guerre ed eresie) e dal nemico mortale esterno, ovvero… l’islam ottomano. Si fa fautore di un programma che si poteva riassumere in tre concetti: Chiesa, Impero e Crociata. Senza il terzo, tutto sarebbe stato perduto.
Si fa mandare a Roma a chiedere perdono al papa per i suoi trascorsi. Viene ricevuto e perdonato. Si converte pienamente e sinceramente facendo ammenda pubblica e divenendo, ben presto, la stella degli intellettuali cattolici fedeli al papa.
Da intellettuale laico a intellettuale cattolico fedele a Roma.
Non solo: abbandona il peccato e si fa sacerdote. Quindi, nel 1447 viene consacrato vescovo di Trieste, poi nel 1451 di Siena, poi nel 1456 cardinale. Durante questi anni, distrutto dal dolore per la caduta di Costantinopoli in mano turca, girò tutta Europa per predicare la Crociata, instancabilmente.
Il 19 agosto 1458 viene elevato al Soglio Pontificio: il vecchio eretico e scismatico è ora Papa e prende il nome di Pio II, Durante i sei anni del suo pontiicato, si spenderà totalmente per la crociata, organizzando una Dieta a Mantova e quindi la spedizione, che sarebbe dovuta partire da Ancona. Scrisse decine di lettere a tutti i principi europei, aiutò i combattenti nei Balcani, compresi gli scismatici foziani, e, abbandonato da tutti, fece ciò che nessun papa del II millennio ha mai fatto. Vedendo che nessuno lo seguiva, si mise lui stesso a capo, vecchio e malato, della crociata, partendo da Roma con la sua corte, nella speranza di commuovere i principi cristiani e di farli così decidere a partecipare alla liberazione dei Balcani e di Costantinopoli dagli islamici. Ma nessuno si commosse e Pio II morì ad Ancona nel 1464, mentre aspettava che qualcuno lo raggiungesse per partire verso la guerra santa.
Il senese Enea Silvio Piccolomini rimane, a tutt’oggi, uno dei più grandi intellettuali della storia, uno dei più incredibili casi di sincera conversione, il più crociato del papi, morto di crepacuore dinanzi alla resa della Cristianità verso l’Islam invasore.
Chiesa, Impero e Crociata. Questa fu la sua vita e il suo pontificato. Non per niente, canonizzò Caterina da Siena, la santa più crociata della storia.
Credo che valga la pena di ricordarlo, almeno una volta. E specialmente oggi. Anche per un’altra ragione: per ricordare a tutti noi che Dio può in qualsiasi momento trasformare in oro ciò che è fango. E, chissà, che un pochino di fango in qualche principe della Chiesa in questi giorni sta iniziando a levarsi… Sursum corda semper.