Martedì 3 Dicembre 2024

17:44:53

La Tradizione è sempre giovane

Scrisse Ernest Hello, apologista e polemista francese (1828-1885): “Non c’è che una realtà giovane sulla terra, ed è il Cristo. I suoi attuali nemici, a forza di essere mediocri, ci permettono di vedere la stupidità dell’errore. Lo fanno vedere qual è: un  niente complicato.” Se c’è una cosa che davvero si oppone all’istinto della nostalgia e alla valutazione sempre e comunque positiva di ciò che è passato solo perché è passato, è proprio il concetto di Tradizione. Può sembrare strano, ma è così … e non è difficile capirlo. Passa ciò che diviene, si consuma ciò che subisce il tempo, si annienta ciò che viene eroso dal passare degli anni. Ma ciò che di suo si colloca fuori del tempo, anzi si erge a “giudice” del tempo, non può passare né consumarsi né tantomeno annientarsi. La Tradizione è la Verità che fonda il tempo e non è esito del tempo, è la Verità che giudica la storia e non è giudicata dalla storia. La Tradizione ha una dimensione metafisica, cioè è nel fondamento dell’essere, ed ha una dimensione metastorica, cioè è fuori della storia. Da qui la sua metatemporalità, cioè l’essere fuori del tempo, che la rende capace di rimanere sempre giovane. La Tradizione non invecchia perché non subisce il tempo; non ha bisogno di particolari lifting o restyling, è sempre lì: giovane, pura e bella. Abbiamo aperto con delle parole che si confanno benissimo a ciò che stiamo dicendo. Rileggiamole: “Non c’è che una realtà giovane sulla terra, ed è il Cristo. I suoi attuali nemici, a forza di essere mediocri, ci permettono di vedere la stupidità dell’errore. Lo fanno vedere qual è: un  niente complicato.” Hello lo dice chiaramente: non c’è una realtà più giovane di Cristo. Infatti Cristo dice di se stesso: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Attenzione: non dice di essere una via, una verità, una vita, ma la Via, la Verità e la Vita. Gli articoli utilizzati non sono indeterminativi madeterminativi: non una ma la. E la Verità, se è davvero Verità in quanto assoluto, non muta e non mutando non invecchia, non può invecchiare. Ma c’è da dire anche un’altra cosa, molto importante, una delle tante cose che rendono il Cristianesimo un’opera talmente geniale da non poter essere esito di un’invenzione umana: la Verità è Persona e la Persona è Verità. Questo già lo si capisce dal fatto che il Cristianesimo ha una concezione personale del divino, ma anche dal fatto che questo Dio-persona si è addirittura fatto uomo, pur conservando totalmente la propria divinità e quindi la propria assolutezza immutabile. Poi Hello continua: “(I nemici di Cristo), a forza di essere mediocri, ci permettono di vedere la stupidità dell’errore. Lo fanno vedere qual è: un  niente complicato.” E ciò è altrettanto vero. Tutto ciò che si oppone a Cristo è nel nulla del divenire, nella pochezza e nell’inconsistenza di ciò che fluisce senza un senso e che ha la stupida pretesa di trovare nel proprio fluire temporale un significato che non può mai trovare. Infatti, se si rifiuta il fondamento metafisico, non c’è un senso da poter dare al tempo. L’andare di un’automobile ha senso se è un andare verso una méta, altrimenti il suo procedere è il tragitto del folle. Il tragitto del folle non solo non è finalizzato ma è anche ondulante, va verso destra e verso sinistra, verso nord e verso sud, verso ovest e verso est. Ecco la complicatezza del nulla di cui giustamente parla Hello: l’errore è un niente complicato; “niente” perché si annulla nel divenire senza senso, “complicato” perché, quando si smarrisce la verità, c’è solo la follia della contraddizione e dell’illogicità. Ancorarsi alla Tradizione -che è il Cristo alfa e omega della storia, cioè verità che non muta- salva dall’invecchiamento delle mode e dalla follia dell’errore. Un giorno il povero don Camillo andò a sfogarsi davanti al Cristo dell’altare maggiore (è nel romanzo Don Camillo e i giovani d’oggi): “Signore, cos’è questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione?”Il Crocifisso rispose: “Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?” “No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui parlavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che, in migliaia di secoli, aveva accumulato. Un giorno non lontano si ritroverà esattamente come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne. Signore: la gente paventa le armi terrificanti che disintegrano uomini e cose. Ma io credo che soltanto esse potranno ridare all’uomo la sua ricchezza. Perché distruggeranno tutto e l’uomo, liberato dalla schiavitù dei beni terreni cercherà nuovamente Dio. E lo ritroverà e ricostruirà il patrimonio spirituale che oggi sta finendo di distruggere. Signore, se questo è ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?” Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini d’ogni razza, d’ogni estrazione, d’ogni cultura.” La Tradizione è proprio il seme di cui parlò il Cristo dell’altare maggiore al povero don Camillo. Corrado Gnerre