Il Vangelo di san Giovanni al capitolo 14 riporta queste parole di Gesù: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. (Giovanni 14, 15-17) E ancora: “Queste cose io vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.”(Giovanni 14,25-26) Poi al capitolo 16: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera (…).” (Giovanni 16,13)
Queste parole Gesù non le rivolge a tutti i suoi discepoli (ricordiamo che come discepoli Gesù non aveva solo gli Apostoli. Cfr. Luca 10) ma solo agli Apostoli, i quali sono i primi vescovi. Inoltre Gesù quando diceva queste cose agli Apostoli, sapeva benissimo che essi sarebbero morti, per cui si riferisce non solo alle persone che aveva fisicamente dinanzi, ma anche ai loro successori.
Il versetto 16 del capitolo 16 del Vangelo di san Marco ha, a riguardo, una grande importanza: “Gesù disse loro: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.” (Marco 16,15-16) E’ scritto che è concessa la salvezza eterna a chi ascolta gli Apostoli e riceve il battesimo (e inoltre come si ricava in altri testi, a chi mette in pratica i comandamenti del Signore); è scritto inoltre che viene minacciata la condanna eterna a chi non crede nella predicazione degli Apostoli. Dunque, gli uomini hanno l’obbligo di credere nella Chiesa (pena la dannazione eterna), ma ciò non avrebbe senso se Cristo non avesse assicurato alla Chiesa l’infallibilità nella dottrina.
L’infallibilità della Chiesa ha però bisogno di alcune condizioni. Vediamole:
1.Quando tutta la Chiesa crede una determinata verità.
2.Quando un concilio ecumenico (in unione con il Papa o da questi approvato) definisce una determinata verità.
3.Quando una determinata verità è definita dal Papa.
4.Quando si tratta di verità rivelate o connesse con la rivelazione.
5.Quando si tratta di argomenti riguardanti la fede e i costumi, cioè quello che è da credersi e quello che è da praticarsi (pertanto non le verità di ordine scientifico, artistico o altro …).
6.Quando si tratta di definizione vera e propria, presentata chiaramente come tale. Per esempio quando c’è la proclamazione dell’ anatema contro chi la nega, o con espressioni molto chiare del tipo: dichiariamo, definiamo o promulghiamo.
Sempre a proposito della volontà di Gesù di volere il Magistero per la sua Chiesa, va detto che Egli si presenta come “la vera luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo” (Giovanni 1,9) e affida agli Apostoli la sua stessa missione: “Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città, posta in cima d’un monte, né si accende la lucerna per riporla poi sotto il moggio, bensì sopra il lucerniere e fa luce a tutti della casa.” (Matteo 5,14-15) E soprattutto identifica la loro predicazione e la loro persona con la sua: “Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me.” (Luca 10,16)
Le caratteristiche del Magistero sono almeno quattro:
1.Rappresentativo. Gli apostoli, i vescovi, il Papa non insegnano la loro dottrina, ma la Dottrina di Cristo.
2.Vivo. A differenza di quanto affermano i prostestanti, Gesù non ha voluto come unica fonte della fede la Sacra Scrittura, ma anche un magistero vivo che si facesse interprete infallibile delle verità della Sacra Scrittura stessa.
3.Autorevole. Lo abbiamo già detto: la parola degli Apostoli equivale alla parola di Cristo: “Chi ascolta voi, ascolta Me.” (Luca 10,16)
4.Infallibile. Ne abbiamo già parlato.
Corrado Gnerre