di Nili Santoro
In questo nostro tempo così intriso di rispetto umano è difficilissimo parlare con serenità di ciò che ci aspetta nell’Aldilà. Eppure occorre ritrovare il coraggio della verità per non rischiare di perdere la nostra e l’altrui anima. Pensiamo che questi bambini, che siano o no i nostri figli, ci sono stati affidati per essere portati a un destino di salvezza eterna.
LA PRIMA CONFESSIONE
Per preparare i bambini alla prima Confessione occorre aiutarli a comprendere a fondo che cosa è il
peccato con l’aiuto del Catechismo e attraverso l’esame di coscienza. Questo è un momento delicato in cui è importante formare la coscienza dei bambini – che non deve diventare grossolana ma nemmeno angosciosa – accompagnandoli con spiegazioni ed esempi a capire la differenza fra peccato veniale e peccato mortale. Soffermiamoci con cura a spiegare, anche con esempi, che cosa si intende per
piena avvertenza e deliberato consenso in riferimento al peccato mortale (sul Catechismo di San Pio X dalla 135 alla 143). Occorre a mio avviso essere espliciti per non rischiare di cadere nel tranello del rispetto umano ma, nello stesso tempo, usando un occhio di riguardo alle diverse sensibilità dei temperamenti dei bambini che abbiamo davanti. Chi è molto sensibile potrà facilmente diventare un po’ scrupoloso, chi è più grossolano farà più fatica nell’esame di coscienza e dunque andrà spronato.
Contemporaneamente faremo loro scrivere e imparare a memoria che cos’è
l’esame di coscienza:
la ricerca diligente di tutti i peccati commessi dall’ultima confessione; dei peccati mortali bisogna ricordare anche il numero e le circostanze.
Da qui si può passare al catechismo sulla
Confessione (355,357,358) in particolare le cinque condizioni per fare una buona confessione (1.l’esame di coscienza, 2. Il dolore dei peccati, 3.il proponimento di non commetterne più, 4.l’accusa dei peccati, 5.la soddisfazione o penitenza) Su questo punto ci possiamo far aiutare dalla parabola del figliol prodigo.
Riguardo il tema del
dolore dei peccati (367 su CSPX) occorrerebbe spiegare che esistono due tipi di dolore, scrivendo anche sul quaderno:
il primo, più imperfetto, è quello di chi si vergogna del peccato e teme l’inferno; il secondo, più perfetto, è quello di chi capisce di aver offeso Dio, Padre infinitamente buono e di aver causato la Passione di Gesù che tanto ci ama. Scriviamo e impariamo bene che: “
se manca il dolore la confessione non vale. I peccati veniali fanno piangere Gesù e se muoio in peccato veniale vado in purgatorio. Se muoio in peccato mortale vado all’inferno per l’eternità. Se per vergogna in confessionale nascondo un peccato mortale faccio un sacrilegio”. Questo è l’argomento che io uso per spronare i più distratti. Il perdono di Dio è vita per l’uomo, perché senza di esso non possiamo mangiare il pane eucaristico e nutrirci di Lui, dunque il dolore è faccenda seria su cui occorre lavorare per tutta la vita.
Più avanti si può approfondire con le domande 369, 370,372, 380 riguardo il
proponimento,
l’occasione di peccato, l’accusa dei peccati e l’assoluzione.
In questo nostro tempo così intriso di rispetto umano è difficilissimo parlare con serenità di ciò che ci aspetta nell’Aldilà. Eppure occorre ritrovare il coraggio della verità per non rischiare di perdere la nostra e l’altrui anima. Pensiamo che questi bambini, che siano o no i nostri figli, ci sono stati affidati per essere portati a un destino di salvezza eterna. Di fronte a questa prospettiva qualunque buonismo, qualunque timore deve svanire per fare posto solo a ciò che la santa Chiesa ha insegnato da sempre. Riflettiamo sulla superbia che può nascere anche in un cuore piccino a cui è stata nascosta la verità per questioni di irragionevole paura di spaventare o, peggio, per posizione ideologica. Nello stesso tempo bisogna fare il possibile per trasmettere loro l’infinita tenerezza che Dio Padre nutre nei nostri confronti e così non rischieremo mai di fare loro “paura”. Il timor di Dio è sentimento nobile che porta frutti salvifici, se ben coltivato.
Ricordo bene che nella mia precedente esperienza di catechismo parrocchiale nessuno osava parlare di queste cose. Tutto era tabù, tutto era velato da mezze verità, tutto offuscato da una radicata e radicale volontà di celare il vero. Le parole
peccato mortale e veniale non venivano nominate mai, per paura di dover parlare dell’
inferno e del
purgatorio. Gli esami di coscienza proposti erano annacquati, carenti sotto tutti gli aspetti, superficiali e grossolani e di proposito venivano lasciate nell’oblio tutte le più raffinate definizioni di peccato. La pappa già masticata che ne usciva fuori, portava solo frutti di ignoranza e dunque di tiepidezza spirituale, quella che per l’appunto si respira oggi fuori e dentro la Chiesa.
Per fortuna, nelle mie incursioni nei luoghi dove si svolge il catechismo di sempre, ho scovato un libricino di
don Edoardo Poppe, intitolato “
Esame di coscienza per bambini”, e che consiglio vivamente a genitori e catechisti, dopo aver usato il nostro Catechismo di San Pio X.
Con questo libricino, in poche pagine illustrate, il bambino verrà lentamente condotto a prendere consapevolezza del proprio peccato e la prima Confessione non sarà stata un giorno come un altro, ma il vero incontro col Padre misericordioso.
Allegati:
- Esame di coscienza per bambini di Don Edoardo Poppe
- Catechismo di San Pio X