Sabato 21 Dicembre 2024

15:30:42

Il leviatano

Uno degli errori più usuali e diffusi oggi, quando si giudicano i mali del presente, è quello di pensare ogni singolo problema come a se stante, come un evento dissociato da altri, non solo da altri di altro genere, ma perfino da quelli dello stesso genere che lo hanno preceduto o che ne sono conseguenza. Così, ad esempio, pochi ritengono, o pensano, che la legalizzazione dell’aborto possa essere connessa con l’affermazione del femminismo, che a sua volta è conseguenza dell’affermazione della società dei diritti umani, a sua volta figlia dell’affermazione dei principi della Rivoluzione Francese, la cui causa ideale risiede senz’altro nella propagazione nei ceti dirigenti del XVIII secolo delle teorie illuministiche, figlie a loro volta del razionalismo, empirismo e scetticismo secentesco da un lato e della Rivoluzione protestante dall’altro, conseguenza, insieme alla rivoluzione scientifica dei secoli XVI e XVII, della grande rivoluzione culturale dell’umanesimo del XV secolo, che pose fine di fatto alla struttura ideale e culturale che aveva dominato l’uomo del Medioevo. E così, in poche righe, con un salto a ritroso di cinque secoli e oltre, siamo risaliti dalla legalizzazione dell’aborto all’umanesimo, e certamente ora qualche lettore starà sorridendo ironicamente e scuotendo la testa. Ma, in realtà, se potessimo avere a disposizione molto più spazio e tempo, sarebbe non troppo difficile dimostrare il peso cogente del rapporto causa-effetto di quanto sopra affermato solo in linea generalissima. E, comunque, al lettore più sereno e attento non può sfuggire la logicità sia storica che ideologica di ogni singolo rapporto causa-effetto nei passaggi sopra elencati. Abbiamo scelto l’esempio dell’aborto. Avremmo potuto scegliere quello dell’omosessualismo o cambiare completamente genere, e magari parlare, anziché di morale o bioetica, di politica o di economia. E magari scoprire che le affermazioni dell’aborto e di qualsiasi altra “innovazione” a-morale avvenuta negli ultimi decenni, proprio in quanto conseguenza di eventi e ideologie del passato secondo un processo di causa-effetto che regola il corso del divenire degli eventi umani e sociali, sono connesse anche con fenomeni per l’appunto politici o economici. Quanto peso ha avuto, tanto per fare un esempio fra tanti, nell’affermazione nella società italiana – ovvero nella società più cattolica al mondo fino ancora al XIX secolo, sede fisica della Chiesa di Cristo – di ciascuna delle “innovazioni” a-morali di cui sopra quel fenomeno storico che si è imposto proprio in quel secolo e che va sotto il nome di Risorgimento, fenomeno che sotto la maschera dell’unificazione politica degli Stati preunitari aveva in realtà la faccia vera della scristianizzazione della società italiana? Siamo certi che l’affermazione dei travolgenti successi laicisti degli ultimi decenni non sia debitrice anche all’opera di scristianizzazione portata avanti dai protagonisti del Risorgimento? Oppure, siamo certi che – per passare al campo economico – dietro tutto questo motore di dissoluzione di ogni valore tradizionale non vi sia anche la benzina dell’alta finanza? Potremmo continuare a lungo con gli esempi, ma non serve. È chiaro a chi non si voglia accecare volontariamente che l’affermazione di un fenomeno dissolutorio in una società un tempo profondamente cattolica come quella italiana non può avvenire “per caso”, per “sfortuna” (come fosse un terremoto, una pestilenza, che colpisce senza preavviso), per ragioni peculiari e sciolte da ogni altra connessione storica e ideologica con il passato di questa società. Eppure vi è chi, anche nel mondo più sensibili alle problematiche morali e bioetiche, addirittura non solo non coglie i nessi tra i vari campi dell’evoluzione della società umana, ma nemmeno quelli all’interno di uno stesso genere. Per cui, vi è gente che non accetta l’evidenza banalmente intuitiva di una realtà come il fatto che il divorzio era propedeutico all’aborto (esattamente il contrario di quanto sosteneva chi, nei giorni del referendum, andava dicendo che occorreva cedere al divorzio per poi tener duro sull’aborto…), che a sua volta era propedeutico all’eutanasia, e che tutto il procedimento è propedeutico a ogni altra innovazione dissolutoria susseguente. Se non si capisce o accetta questa banalissima evidenza della realtà, si rimane nell’errore di interpretazione, e si fa il gioco della dissoluzione. Non è certo casuale che uno dei primi provvedimenti presi dall’Assemblea Nazionale Costituente durante la Rivoluzione Francese, fra altri di natura religiosa, politica ed economica sicuramente più cogenti in quei fatidici giorni, fu l’introduzione del divorzio. Così come non è un caso che già nelle sette eretiche e gnostiche del XVII secolo (o, volendo, anche in alcune di quelle medievali), si praticasse l’aborto libero e si proclamasse il libero amore. Così come non può essere un caso il fatto che nel mondo socialista e anarchico del XIX secolo (nonché in quello spiritista, inimmaginabilmente diffuso), e in quello delle suffragette di fine-inizio secolo, si portassero avanti aspettative come il divorzio e il libero amore di gruppo. Così come certo non è un caso che tali istanze le ritroviamo nel mondo intellettuale del comunismo mondiale o che ritroviamo l’eutanasia e l’eugenetica nel nazional-socialismo. Abbiamo cognizione di cosa era la società italiana ancora solo fino agli anni Cinquanta? Essendo ormai un ricordo effettivo solo per le persone avanti con l’età, per tutti gli altri può valere l’esempio del cinema italiano di quegli anni (oltre che della letteratura, ovviamente, per chi legge). Anche dei film più divertenti, ma non per questo meno esemplificativi: tutti ricordiamo l’Italia di De Sica in Pane, amore e fantasia, o l’Italia di Sordi nel Vigile o in qualsiasi altro dei suoi film di quel tempo, o l’Italia di Totò e Peppino, o, meglio di tutti, l’Italia di Guareschi nel paese di Brescello… Un’Italia ancora povera ma ricca di senso dell’onore e della tradizione, che voleva vivere la vita ma che al contempo non aveva ancora spezzato il legame con il suo Dio e la sua Chiesa, con il suo passato e i suoi valori radicati nei secoli. Se in Italia in pochi decenni, dagli anni Sessanta a oggi, si è affermata – con le varie armi utilizzate secondo ogni occasione: propaganda di massa, voto popolare, azioni legislative, pressione mediatica – la sconcezza dei vestiti, i modi sfrenati dei giovani (e oggi ovviamente anche degli ex giovani), la droga in ogni settore della società, a partire dalla scuola, la contraccezione, la pornografia, il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, la fecondazione artificiale con tutti i risvolti disumani e a volte mostruosi che essa comporta come una piovra con tante braccia, l’eugenetica, l’omosessualismo ideologico e aggressivo, l’affidamento dei bambini a coppie omosessuali, e ora il gender con la sua follia oltre ogni limite di immaginazione solo poco tempo fa, e già si parla di poligamia, poliamore, fino ad arrivare alle più impensate perversioni (chi scrive è convinto che non ci si fermerà fino all’affermazione del diritto all’antropofagia e forse peggio ancora); se in pochi decenni si è potuto rivoltare un Paese come l’Italia di don Camillo e Peppone e farla divenire l’Italia di Umberto Veronesi, di Cecchi Paone o di Luxuria, sconvolgendo completamente la mentalità più profonda, finanche nei campi più preziosi della vita personale, questo non può essere dovuto al caso, come si trattasse, come dicevamo poc’anzi, di un terremoto. È sì un terremoto, terremoto devastante e apparentemente incontenibile, ma è un terremoto pensato, voluto, programmato, perpetrato, con una crescente capacità di dissoluzione. Non altrimenti può spiegarsi tutto quanto è avvenuto finora e sta avvenendo sotto i nostri occhi giorno dopo giorno, in questo generale precipitare verso la follia e il suicidio di un’intera società e civiltà. Non può essere dovuto al caso il fatto che tutti i politici italiani, dagli anni Settanta in poi, almeno quelli con effettivo potere decisionale, si sono sempre schierati a favore di questo immenso rovinoso tzunami distruttore di ogni norma morale, divina e umana, naturale e perfino artificiale, ormai; non può essere un caso se tutto il mondo mediatico, specie quello che maggiormente appare sui giornali e in televisione, quello che vince i premi letterari e assurge alle cariche dirigenziali degli stessi media, si è sempre schierato massicciamente dalla parte dello tzunami; non può essere un caso che tutti coloro che purtroppo, a causa della insostenibile leggerezza dell’intelligenza collettiva, sono seguiti come “miti” o “divi” da milioni di poveri italiani, ovvero attori, attrici, cantanti, rockettari, pupazzi ammaestrati, calciatori, sportivi, ecc. ecc., sono tutti schierati, specie quelli che hanno più seguito e successo, dalla parte dello tzunami. Non può essere un caso che questo tzunami vince sempre o quasi, e vince pure quando perde, come nel caso della Legge 40, per il quale il popolo dice una cosa ma la magistratura, qualche anno dopo, modifica la volontà popolare a suo piacimento. Non può essere un caso che governanti, politici, magistrati, esponenti della finanza, direttori dei talk show televisivi e dei telegiornali in genere, dei grandi giornali che fanno opinione, delle televisioni, del cinema, del mondo della musica, del mondo dello sport, della cultura, i vincitori dei premi di qualsiasi natura, chiunque faccia “tendenza” sia sempre e comunque dalla parte dello tzunami. Non può essere un caso. Questo terremoto è frutto di una volontà potente, potentissima, di sovversione generale dell’intera umanità, dell’ordine naturale stesso su cui si è sempre fondata ogni società umana in ogni tempo e luogo. Questa volontà potentissima, questa forza anticristiana e antiumana e antinaturale ha raggiunto oggi, tramite il controllo della finanza mondiale e di tutti i governi occidentali e il controllo pressoché assoluto dei media e del mondo dello spettacolo, ma soprattutto tramite il controllo della quasi totalità dei grandi esponenti della scienza e della medicina odierni, un potere immenso, leviatanesco, al punto tale che, con una velocità sempre più incontenibile, propone a raffica, o meglio, impone, senza neanche dare più il tempo – come avveniva nel passato – ai popoli e ai loro governi di “digerire”, le novità, i folli cambiamenti che si susseguono uno dopo l’altro, senza fine, in un abisso di follia e immoralità inimmaginabile solo ai tempi dei nostri nonni. E lo fa appoggiandosi anche a un’altra arma micidiale, forse la più potente che ha nelle proprie mani: il consenso indiretto delle popolazioni. Consenso non tanto alle singole follie dissolutorie (chi affiderebbe mai i propri figli a omosessuali o a coppie plurime “unite” dal mito del “poliamore”, solo per fare un esempio?), ma consenso indiretto al mainstream generale della società, consenso suicida eppure perpetrato dalla stragrande maggioranza delle persone, magari solo con il proprio silenzio, con il proprio menefreghismo, con il proprio vivere solo per la ricerca del piacere personale o per risolvere i propri problemi quotidiani. Questo atteggiamento passivo, il più delle volte arricchito anche dalla volontà di non voler apparire “differenti” da tutti gli altri, dalla volontà di non “rompere le scatole” alla società circostante, dalla volontà di essere “aperti al progresso” e “tolleranti”, di apparire “alla moda”, è il vero asso nella manica del Leviatano di cui dicevamo sopra. Non si pensa più che il mondo si sta suicidando, che la società sta precipitando in una dissoluzione collettiva come mai prima era avvenuto in nessun tempo e luogo (per fare un esempio banale: a Sodoma e Gomorra si praticava l’omosessualità sfrenata e senza riguardi per nessuno, ma non si vantavano diritti sull’adozione genitoriale di bambini, non si parlava di “poliamore” o “gender”… tanto per fare un esempio…); ci si lascia vivere disinteressandosi irresponsabilmente del futuro dei propri figli, nipoti, pronipoti. Anzi, chi scrive crede che anche la recente e attuale crisi economica sia stata artatamente creata proprio per “distrarre” decine di milioni di persone, costrette ad arrancare quotidianamente, dalla ulteriore preoccupazione dei cambiamenti morali e bioetici imposti da questa società (per non parlare anche di altri aspetti, come l’immigrazionismo, l’aggressività dell’islamismo, ecc.,), oltre che per altre ragioni di altra natura. Tutto insomma sembra essere perfettamente organizzato, studiato e realizzato secondo un immenso secolare piano di sovversione mondiale. E il silenzio dei buoni è la prima arma su cui si fonda l’azione di chi porta avanti, nei più svariati livelli, questo piano. Ma grazie a Dio non tutti stanno zitti. Grazie a Dio vi sono persone, per quanto anch’esse travolte dai problemi quotidiani che non mancano mai, aggravati ancor più in questi giorni di crisi nera, che non chinano la testa nel silenzio e nella complicità per pensare solo a se stessi o magari per essere alla moda e non apparire guastafeste (o per fare carriera). Grazie a Dio esiste sempre la speranza. E ogni azione di resistenza, dall’articolo alla conferenza, dall’associazionismo all’editoria, dai grandi raduni popolari alle iniziative legislative e politiche, diviene un sassolino nell’ingranaggio del Leviatano, e più sassolini possono far saltare le più mostruose costruzioni, come la storia ci insegna bene. Anzi, più queste costruzioni sono mostruose e mastodontiche, più il sassolino diventa pericoloso. Non solo le grandi adunate popolari che ogni tanto il mondo dei difensori del Bene e dell’ordine naturale riesce a organizzare in Italia, ma anche le molteplici e più semplici, ma non per questo meno importanti, occasioni di convegnistica e pubblicistica costituiscono degli importanti sassolini. Ed è nostro scopo e dovere moltiplicare il più possibile il numero e la forma di questi fastidiosi sassolini, fino a quando, con l’aiuto di Dio, il Leviatano crollerà miseramente e tutti gli uomini – e anzitutto i più deboli, vittime designate del potere infernale del Leviatano: i malati, gli anziani e i bambini – potranno tornare a vivere nel sole meraviglioso della bellezza di una vita ordinata a Dio secondo le leggi della natura e dell’amore fraterno, in una società rifondata sulla famiglia naturale consacrata dal sacramento del matrimonio cristiano, che rispetta la vita dal concepimento alla sua fine naturale e ripudia ogni forma di disordine morale e naturale.