Di Cristiano Lugli
Fonte: Renovatio21
Qualcosa nell’ aria si muove, in tutti i sensi. La scienza che investe sulla genetica e sulle sue tecniche di mutazione inizia a far discutere, finalmente, anche i potentati nazionali e sovranazionali: se prima tutto pareva voler essere nascosto, ora, probabilmente, qualcuno ha deciso che se ne può parlare. Funziona sempre così: creare il danno e poi renderne pubblica la beffa. I media, poco forgiati sull’argomento, cominciano improvvisamente ad interessarsi di “mutazione genetica”, pur se a piccole dosi omeopatiche, passo per passo.
Questo accade da quando diversi Paesi hanno iniziato a discuterne, esponendo le proprie preoccupazioni alla comunità scientifica.
La paura che le tecniche di alterazione genetica possano diventare un’arma militare, ha spinto a chiedere una riunione urgente e una moratoria alla CDB (Convenzione per la diversità biologica). D’altronde ne avevamo già parlato tempo addietro, riportando le paure della Russia per il tentativo messo in atto dalle forze armate statunitensi, che cercavano di raccogliere campioni di DNA sui cittadini russi. A smuovere questa urgente richiesta è stata la notizia che vede coinvolta la Darpa (Defense advanced research projects agency) – ovvero il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, avente ruolo di analizzare ed incentivare ricerche ad alto rischio - in un investimento economico pari a 100 milioni di dollari sul “Gene drive” e sulle tecniche di modificazione genetica fra cui il CRISPR-CAS 9, utilizzabile soprattutto su embrioni umani.
Il sistema CRISPR-CAS 9 è una tecnica di medicina moderna che si è a lungo contesa fra America e Cina, la prima avendo avuto la meglio sulla seconda con tanto di avvallo scientifico dell’esperimento ben riuscito. Una sorta di bisturi genetico universale, che opera sul DNA di embrioni umani, ad oggi solo a vantaggio di una malattia genetica quale è cardiomiopatia ipertrofica. Con questa nuova tecnologia, creare umani OGM sarà all’ordine del giorno.
Il gene drive su cui si fondano la maggior parte degli esperimenti scientifici odierni, permette dunque di tagliare filamenti di DNA in punti predeterminati del genoma, inserendo, modificando o rimuovendo i tratti di interesse.
Su questo ha investito l’Agenzia USA, prima finanziatrice al mondo della ricerca sul gene drive. Ma, prima ancora della Darpa, ci pensò il numero uno di Microsoft: tale Bill Gates, che con la Fondazione Bill and Melinda Gates ha dato vita al progetto “Target Malaria”, con sede e laboratori piazzati fra Terni e Perugia, in un’Italia che ben si presta ad esperimenti genetici.
In questo caso, ad esempio, lo scopo è quello di modificare geneticamente la zanzara – vettore della malaria – facendo sì che con l’accoppiamento si attivi una reazione a catena – ossia il gene drive – portando al collasso, di lì a poco, l’intera popolazione – con rischi ecologici di portata non quantificabile.
Questi progetti di “taglia e cuci” genetico sono tutti diretti dal Prof. Andrea Crisanti (ecco perché l’Italia), immunologo e docente dell’Imperial College di Londra, il quale giudica “fantasioso” parlare di applicazione militare con queste tecniche.
Eppure la comunità scientifica, come dicevamo, ha iniziato a sentir l’odore di bruciato e si trova, ad oggi, divisa sulla questione: che queste tecnologie possano diventare vere e proprie armi biologiche è ormai nozione comune, con il potenziale rischio di vedere intere specie estinte, ciò alimentando effetti collaterali sulla biodiversità e gli ecosistemi. Nonostante il tentativo di sminuire queste considerazioni, anche l’ONU – probabile promotore dei vari Poli di genomica, genetica e biologia – si è detto seriamente preoccupato, percependo che la situazione potrebbe ben presto sfuggire di mano se le tecniche adottate fossero usate dai potentati per scatenare una guerra ad armi biologiche.
Immaginate cosa voglia dire, per una super potenza, disporre di questi mezzi così efficaci ma allo stesso tempo così impercettibili. Con tutta probabilità, lo step di una qualsiasi guerra fredda sarebbe prontamente scavalcato.
NON SOLO GENE DRIVE
Oltre a questa nuova forma di eugenetica, che come abbiamo visto sull’esempio del CRISPR-CAS 9 volgerà a concepire in vitro una “razza” perfetta, sulla sequela del tentativo portato avanti qualcuno ben noto alla storia dei regimi del ‘900, vi è
un’altra spina nel fianco a livello mondiale e particolarmente in Italia: le nanoparticelle.
Un articolo all’interno di una rubrica della Gazzetta di Reggio, edizione del 26 marzo scorso, oltre alla rivoluzione genetica tratta anche questo aspetto.
Ne riportiamo un estratto:
“Di nanoparticelle di metalli dannose si è discusso molto in Italia ed è stato il cavallo di battaglia dei no vax per convincere i genitori sulla pericolosità dei farmaci, per la contaminazione di metalli in forma macro e nano particellare nei vaccini in uso che provocherebbero una serie di patologie sia di natura neurologica sia immunologica. L’allarme sulla presenza di particelle metalliche nei vaccini – prosegue l’articolo – è stato diffuso attraverso la pubblicazione di studi condotti dai ricercatori Antonietta Gatti e Stefano Montanari, studi che secondo la comunità scientifica non sono mai stati assoggettati a revisione critica da parte di esperti indipendenti (la cosiddetta peer-Review) tanto che il Cnr, ha vietato ai due l’utilizzo del microscopio elettronico a scansione per non fare ricerche sui vaccini, dove erano state già trovate sostanze estranee”.
Oltre a qualche imprecisione, e nell’intento – forse - di screditare, l’articolista ha detto tutto sommato la verità: ha di fatto ammesso la presenza di quelle nanoparticelle presenti nei vaccini, e ha ribadito che il Cnr avrebbe impedito ai due scienziati modenesi di fare analisi sui vaccini. Il ché, è tutto un dire sulla scomodità che queste ricerche possono creare a Big Pharma.
Le ricerche di Gatti e Montanari sulle nanoparticelle, lo ricordiamo, sono state oggetto di due progetti finanziati dalla Comunità Europea, con a capo la stessa Dott.ssa Gatti. Tra i partecipanti era presente l’Università di Cambridge, uno degli atenei migliori al mondo. Nessuno, fino ad ora, ha reso pubblica una confutazione di questi dati fatta con metodologie precise e minuziose come quelle avvallate da una parte di comunità scientifica: quella in fuga, almeno con il cervello, da un Paese come l’Italia dove la scienza, invece che esser posta al confronto, viene censurata in maniera goffa e allo stesso tempo violenta.
L’articolo della Gazzetta di Reggio, chiude tuttavia con una tremenda verità così dicendo: “Su gene drive e nanoparticelle si gioca una partita importante per la medicina del futuro, che alimenta la discussione della comunità scientifica internazionale”.
Niente di più vero, appunto. E chi pensasse che le due cose andrebbero collocate su poli opposti o differenti, sbaglierebbe di grosso.
Il genoma farà presto parte della campagna ipervaccinista in modo pubblico e conclamato; cosicché, oltre al tentativo di eugeneticizzare la popolazione, si tenterà di rendere OGM, fin da piccoli, anche i bambini tramite inoculazione di frammenti di DNA - peraltro già largamente presenti in molti vaccini prodotti con linee cellulari di feti abortiti. Silenziare i danni delle nanoparticelle, invece, farà parte del programma di censura militarizzata perché ormai cosa troppo nota grazie alle ricerche di Gatti e Montanari.
Questo accostamento ci deve far riflettere attentamente: la strada da battere è quella giusta e, proprio a ragion di ciò, qualcuno di sta parecchio infuriando.