Vado a trovare la dottoressa De Mari nel suo studio medico, una mattina di fine dicembre. Voglio sentire con le mie orecchie quanto le è accaduto, dalla sua voce. So che è stata intervistata innumerevoli volte sull’argomento, epperò spero di trovare nuovi sbocchi, non per altro, ma per dare a questa donna la nostra mano a testimoniare la verità che tanto faticosamente riesce a sbocciare in questa desolazione; solo a costo di grossi sforzi, grandi battaglie e urlando dai tetti l’ovvio, lo scontato: ciò che per millenni di storia umana sarebbe stato lapalissiano, approvato dal buon senso comune delle persone semplici e complesse, ricche e povere, colte ed ignoranti. L’evidente, che era condiviso dal popolo e dalle istituzioni civili e religiose di tutte le civiltà, oggi è passibile di denuncia legale e perfino di condanna. Con il silenzio assenso della maggior parte dei cittadini che paiono sopiti in un letargo secolare che tutto avvolge.
Mi accoglie in strada con un gran sorriso e due borse piene di libri. Salendo le scale penso ai suoi romanzi, divorati fino a notte fonda, storie fantastiche intrise di cruda realtà: il desolante abisso del male, la bellezza del bene, l’audacia e il valore della battaglia. L’eroismo di chi vuole andare in fondo alla verità, per la rinascita di una vera civiltà, a costo della vita. Guardandola, capisco chi ho davanti e mi assale una grande nostalgia di tempi da me mai vissuti, ma sempre conosciuti, perché insiti nel cuore di ogni uomo. Tempi di giustizia, di libertà e di vera fede.
- Dottoressa De Mari ci racconti i punti salienti del suo processo e le sue intenzioni per l’immediato futuro, alla luce degli ultimi esiti.
Il mio progetto per il futuro è: come andare avanti con la maratona. Ho sempre detto che questa era una maratona, non erano i cento metri; questa storia durerà 20 anni e io ho bisogno di questi 20 anni, ho bisogno di queste denunce perché solo così le mie idee sono arrivate sui
giornaloni, perfino la Repubblica e il Corriere, che ne hanno parlato malissimo, ovviamente, ma a me non importa. Adesso le mie idee sono arrivate dappertutto e le mie idee sono esattamente le stesse che enuncia Richard Cohen nel suo bellissimo libro
Riscoprirsi normali: nessuno nasce gay, non esiste il gene della
gaytudine: succede qualcosa, una serie di traumi o un grosso trauma che possono essere ascrivibili per esempio a una situazione di conflittualità permanente tra i genitori ma anche a rapporti patologici coi pari, per cui viene a mancare un’identificazione corretta col sesso del genitore del proprio sesso. La maggioranza di noi ha una fase, abbastanza fisiologica, in cui è affascinata dal proprio sesso – non sempre avviene - nella prima parte della pubertà, tra 11 e 14 anni. E’ anche un trucco di madre natura per indicarci di allenarci con il proprio sesso, perché molto più facile: l’amico del cuore con cui si ha una sorta di innamoramento è una fase descritta nel bellissimo libro
L’amico ritrovato di Fred Uhlman. Questi rapporti in fase puberale di amicizia, devono restare su un piano spirituale, platonico: l’amico del cuore diventerà il mio testimone di nozze, piuttosto che il padrino di mio figlio, mi consolerà nei problemi drammatici dei miei 40anni.
Io sono inciampata, qualche mese fa, in un lavoro terrificante fatto a NYC, luogo particolarmente vivace per promiscuità sessuale, che afferma che i maschi omosessuali hanno un rischio di contrarre AIDS e sifilide 140 volte più alto della popolazione di controllo. I maschi omo sono il 2% della popolazione ma sono il 50% dei nuovi casi di Aids e l’80% dei nuovi casi di sifilide. Do la lieta novella a tutti che la sifilide sta diventando resistente agli antibiotici e la maggioranza delle persone non ha la più pallida idea di cosa questo significhi.
( Per approfondimenti sull’argomento: Silvana De mari - Non facciamoci imbavagliare! - ed. Fede e Cultura 2018)
- Che cosa accade oggi, invece?
Grazie alla liberazione sessuale, si arriva agli atti erotici col rischio di restare incastrati in un ruolo che dal punto di vista biologico è perdente. L’ultima cosa che ho detto, dichiarato e che continuerò a dire fino alla fine dei tempi, è che il ruolo passivo maschile, il cosiddetto
bottom, è un ruolo drammaticamente perdente dal punto di vita biologico; questo ruolo non è più limitato ai maschi omosessuali, ma si sta espandendo sempre più alle donne, grazie alla straordinaria buona volontà dei giornali femminili che lo stanno spingendo con la medesima energia con cui sono riusciti a distruggere il concetto di maternità e di matrimonio. E grazie anche ai libri di educazione sessuale. Perciò è assolutamente necessario che la gente sappia che il rapporto anale moltiplica per 20 il rischio di malattie sessualmente trasmissibili.
- E’ stata condannata per quali affermazioni?
Sono stata condannata per aver detto che il movimento LGBT vuole 1. limitare la libertà di parola e 2. sdoganare la pedofilia.
Io uso la parola pedofilia in maniera corretta, perché sono un medico e ho studiato la parola suddetta in due esami. Pedofilia è un orientamento sessuale caratterizzato dall’attrazione erotica verso i minori. La parola pedofilia non vuol dire mettere le mani sui bambini, anche se molti giornalisti la usano in maniera impropria, e infatti non compare mai nel codice penale. A riprova delle mie affermazioni ci sono le testimonianze dei medici dell’APA (Associazione Psichiatri Americani), che nel 1974 hanno derubricato l’omosessualità e affermano di aver ricevuto minacce e pressioni; ho riportato in dettaglio le prove che il movimento LGBT ha un concordato con l’ordine dei giornalisti che tutti i giornalisti devono rispettare, pena problemi con l’ordine. Ricordo solo due articoli: l’8 e il 10: l’articolo n.8 dice che chiunque affermi che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma viola studi scientifici incontrovertibili (sono studi scientificamente comici che sono stati contraddetti da studi e testimonianze terrificanti sugli spaventosi aumenti di patologie psichiatriche, suicidi, disoccupazioni nei figli adulti di coppie gay). L’articolo n.10 vieta ai giornalisti di fotografare nei gay pride persone con abbigliamento particolarmente strano o in fase di nudità. Un giornalista, quindi, deve essere censurato. Il gay pride deve essere osceno altrimenti non suscita e non germoglia l’orgoglio, come scritto su gay.it, ma secondo questo accordo, la fotografia non può essere pubblicata per non scatenare l’irritazione nelle persone. (Ci chiediamo cosa ne è della sensibilità dei passanti di fronte a un gay pride n.d.a).
Per quanto riguarda la seconda affermazione e cioè lo sdoganamento della pedofilia, non ho mai fatto le affermazioni che mi sono state attribuite dal PM. Quello che ho detto, e continuo a dire, è che una volta che si afferma che l’omosessualità non è un disordine di natura e dunque si è aggredito il concetto che la sessualità del maschio e della femmina sono finalizzati alla riproduzione, si può affermare che NON siano disordine di natura anche tutte le altre forme di erotismo ove non sussista il rapporto uomo-donna. Quindi l’attrazione erotica per il minore, per l’animale, per la pianta, per il defunto e così via.
Ho ricordato come il Italia fiumi di denaro, attraverso l’UNAR (Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni razziali del Ministero Pari opportunità), vengono dati al circolo Mario Mieli, per cui si deduce che lo stato italiano e l’UNAR considerino Mario Mieli un esempio da seguire e il suo testo
Elementi di critica omosessuale (con i suoi ormai noti passi a favore delle
checche rivoluzionarie n.d.a.) un testo di riferimento valido. Mario Mieli è morto suicida, aveva linee autodistruttive violentissime.
Con il denaro pubblico il circolo Mieli può fare attività psicologiche e laboratori nelle scuole. Ho intenzione di pubblicare sul mio blog le memorie di difesa in questi due campi, in modo che le persone possano leggere e decidere da sole.
- 4. La battaglia che sta conducendo per la libertà di espressione è epocale e riguarda la lotta fra la realtà e le idee: sente intorno a sé appoggio sincero da parte della gente comune o sente che le forze di contrapposizione prevalgono, in virtù di una vittoria delle ideologie? Insomma come stiamo messi con l'”ovvio”?
Sento molto molto forte che le persone mi sostengono. Un uomo mi ha fermato su un treno e mi ha detto “ieri sera ho detto un Rosario per lei”; un altro alla stazione di Bologna mi ha ringraziato per tutto quello che stavo facendo, moltissime persone mi scrivono. E mi scrivono moltissime persone gay che hanno deciso di abbandonare il loro comportamento. Benché io non sia la persona giusta per loro, perché sarebbe molto meglio che io fossi un maschio, non è difficile assisterli mentre trovano la loro vera strada. Quando mi telefonano per dirmi che hanno la fidanzata io la considero una vittoria infinita. C’è una persona in meno a far parte delle statistiche suddette. Inoltre mi scrivono moltissime persone gay che vogliono parlare con me semplicemente perché vogliono farmi delle domande. Quando chiedo loro perché mi chiamano, mi sento rispondere: “io mi fido di lei, perché lei dice la verità”.
Le aggressioni più violente io non le ho dai gay. Loro sanno benissimo cosa succede nelle dark room. Le aggressioni peggiori io le ricevo dagli studenti universitari, dai liceali che si sentono paladini della giustizia, come se stessero difendendo lo schiavo fuggiasco dagli inseguitori in Alabama…questa è la vulgata che gli è stata inculcata a scuola. Questa vulgata è spiegata benissimo nel
libro After the ball. How America will conquer its fear & hatred of Gays in the 90’s, “Dopo il ballo. Come l’America sconfiggerà la sua paura e il suo odio verso i gay negli anni 1990″, pubblicato nel 1989 da Marshall Kirk
, ricercatore in neuropsichiatria, logico-matematico e poeta e da Hunter Madsen, esperto di tattiche di persuasione pubblica e social marketing. Questo libro spiega bene il concetto del vittimismo, che l’orgoglio gay sfrutta molto bene.
Abbiamo migliaia di cristiani perseguitati e uccisi per la loro fede, due ragazze uccise in Marocco, la signora Asia Bibi bloccata in Pakistan e ci distraiamo a parlare di questa supposta omofobia che ci imbavaglia tutti.